POL030
Mauro Curradi

Via da me

Polaroid 30
Settembre 2000
17 x 12 cm
178 pagine
15 euro

Di questo volumetto sono stati ultimati presso la tipolitografia Queriniana cinquecento esemplari, trentacinque dei quali contengono, fuori testo, una fotografia di Mauro Curradi, stampata a mano su carta Kodak Color.

Nota di Giacomo Trinci.

Mauro Curradi è nato a Pisa nel 1925. Ha lavorato a lungo all’estero negli Istituti italiani di Cultura di Tel Aviv, Stoccolma, Addis Abeba, Nuova Delhi e Tunisi. Collaboratore di "Paragone" e "Nuova Corrente", ha pubblicato un volume di racconti, Città dentro le mura (Carucci, 1957), e i romanzi Gli ermellini (Carucci, 1954), Schiaccia il serpente (Mondadori, 1964), Via da me (Mondadori, 1970), Cera e oro (Sestante, 1993), 'Persona non grata' (Edizioni l’Obliquo, 1997), Passato Prossimo (Edizioni l’Obliquo, 1999).

Prima parte di un trittico "africano" che ha in Cera e oro (Sestante, 1993) e in 'Persona non grata' (L’Obliquo, 1997) gli altri due momenti essenziali, ecco lo splendido Marocco che, insieme ad un racconto-viaggio in Jugoslavia, costituiva il libro edito da Mondadori nel 1970: Via da me, appunto.
Straordinaria cronaca frammentata di una fredda, lucida metamorfosi vissuta non sotto la specie di borghese tentazione estetica, ma come esperienza di doveroso allontanamento dalle seduzioni di una soggettività commossa e pacificante. Il va e vieni, scalato in diversi anni e stagioni, tra Italia e Marocco, disegna l’inconfondibile passo di una declamazione interrotta che continuamente confronta a distanza le interferenze di un io da cui è necessario liberarsi. Il libro di Curradi, ricomparso dopo anni, conferma storicamente la propria mirabile estraneità al mondo letterario che lo circonda, e continua ad offrirsi come presenza-scandalo: quando esce, nel 1970, i temi della discussione erano passati dall’impegno alla neo-avanguardia; adesso, la restaurazione dei generi, il cannibalismo di plastica, congiurano verso l’esclusione di tutto ciò che ha a che fare con il reale, pur esaltando una sua male intesa imitazione. In questo difficile corpo a corpo fra scrittura e mondo, che mira in Curradi ad identificarsi in una sorta di antropologia borghese analizzata ferocemente in tutti i suoi aspetti, come sarà anche nei libri successivi di questo grande solitario scrittore, memoria e pensieri del soggetto vengono staccati come pericolose seduzioni, vischiose eredità di un mondo accolto e rifiutato in pari tempo: di qui, l’estremo pudore richiesto dall’operazione scandalosa, appunto, che il quasi anonimo cronista compie su se stesso in questo racconto: poter uscire dal guscio del proprio sgomento, e guardare il reale: come scompare, vibra e sguscia davanti a noi.

Giacomo Trinci

POL030
Mauro Curradi

Fotografia applicata su cartoncino
115 x 160 mm
35 esemplari firmati e numerati