Ancora uno sbarco
Scritti dal Rif marocchino
fuori collana 6
Ottobre 1990
24 x 17 cm
69 pagine
13 euro
Di questo volumetto sono stati ultimati presso la tipolitografia Emmebigrafica cinquecento esemplari, cento dei quali contengono, fuori testo, una serigrafia di Carla Accardi, stampata a mano su carta Magnani di Pescia.
A cura di Loriano Gonfiantini e Sandro Lombardi. Un testo di Mauro Curradi. Quattro tavole di Carla Accardi. Pubblicato in collaborazione con la Galleria Massimo Minini, Brescia.
Juan Román nasce nel 1935 ad Alhoceimas, Marocco Spagnolo. Negli anni cinquanta studia legge allUniversità di Granada e prende parte ad alcuni spettacoli del Teatro Universitario di quella città (diretti da José Martín Requerda, più tardi autore di drammi tra i più interessanti dellultimo periodo della dittatura franchista). Agli inizi degli anni sessanta, incomincia a viaggiare: Italia, Spagna, Svezia, Francia, India... Dopo lavori e esperienze diverse in vari paesi, ritorna in Marocco, dove tuttora vive, unico rimasto di una famiglia dispersa, come tante dellex-Protettorato, qua e là per la Spagna. Ad Alhoceimas, in una casa che assomiglia a una torre di Babele in miniatura più che a una comune dimora, scrive e dipinge.
Ancora uno sbarco è la prima raccolta dei suoi lavori unitaria e organica tradotta in italiano: vi si mescolano i ricordi di uninfanzia e una giovinezza mitizzate dalla distanza e la necessità di dar voce e presenza all«uomo del Rif», unidentità culturale e umana, ricchissima e insostituibile, che oggi rischia di essere cancellata per sempre dal silenzio e dallindifferenza.
Sono qui raccolti alcuni scritti che, con lavallo dellautore, ho creduto di poter scegliere a rappresentativi di unopera tanto curiosa quanto inedita. Di questa, per la verità, essi illustrano solo un aspetto: quello del rapporto damore possessivo e languido, rancoroso e divertito di Juan Román con la sua città: Al Hoceima. La loro natura eterogenea non tragga in inganno: si tratta sempre e comunque dei frammenti di un diario ininterrotto, tendente a una vera e propria costruzione mitologica attorno alla storia di quellavamposto militare (alla cui fondazione contribuì il padre del Nostro, che ne fu anche il primo alcalde) poi divenuto capoluogo del Bokoya, la regione montuosa che dal centro del Rif marocchino dirupa sul Mediterraneo.
Le date di composizione sono tutte relativamente recenti, ma solo perché le nostre insistenze hanno spinto lautore a vincere listintiva ripulsa e a ripescare e ordinare vecchie carte ingiallite, da anni sepolte allinterno di una bella cassa di cedro intagliato; e a spigolare tra vecchi ricordi, tuttaltro che ingialliti questi, anzi ben vivi e nitidi per il continuo ritornarvi sopra, cui Román è costretto dallinsaziabile curiosità dei suoi visitatori, affascinati dalla teatralità spontanea e sottile dellaffabulazione non meno che dal tono kiplinghiano dei racconti.
Sandro Lombardi