Polaroid 21
Maggio 1996
17 x 12 cm
136 pagine
15 euro
Di questo volumetto sono stati ultimati presso la tipografia La Grafica cinquecento esemplari, cento dei quali contengono, fuori testo, una serigrafia di Ivan Komárek, stampata a mano su carta Magnani di Pescia.
Nota di Antonio Prete.
Daniele De Amicis è nato a Firenze nel 1942. Vive in campagna vicino a Siena, lavora in una banca, si occupa di programmazione di elaboratori elettronici.
Ha pubblicato presso Forum Monologo nel 1977 e Lincontro nel 1981; su Discorso Diretto Il sogno di san Giorgio nel 1983. Brani da Monologo e Lincontro sono apparsi su Quaderni di Messapo nel 1981 e su Quaderni di Barbablù nel 1980. Quinta Generazione nel 1986 ha pubblicato il racconto Il fine settimana di un dirigente di banca.
Ha pubblicato una raccolta di racconti presso Quaderni di Barbablù e una raccolta di versi Dolce d'acqua presso Edizioni del Leone nel 1989. Collabora con racconti, traduzioni e versi alle riviste Il Gallo Silvestre e Astolfo.
La scrittura di Daniele De Amicis qui persegue, con implacabile applicazione, la costruzione di un recinto che da possibile si fa via via astratto, da credibile si fa reale. Questo recinto immobilizza i gesti del personaggio, involve i suoi pensieri nel groviglio di un rituale ossessivo, insomma nella impossibilità di una via di uscita: non ci può essere abbandono alle cose e agli eventi né può prender forma una relazione col mondo che non sia fantasmatica, obliqua, nevrotica.
Questa ricerca delleffetto raggelante segue i modi di una dilatazione dei tempi: la ripetizione, dei gesti e dei pensieri, immerge i rumori, la casa, il vialetto, la siepe, le poche figure transitanti, in una sorta di pigra attesa, in una paresse opaca, vischiosa. Quel che il personaggio vede, e quel che fa - persino limmaginaria ascesa sui monti - è un perverso gioco mentale, di cui lo sguardo è ingannevole complice. Suoni, voci, apparizioni reali, frammenti di dialoghi, sono tentativi di rompere quella prigione che invece lio narrante edifica intorno alle sue percezioni con scrupolosa ingegneria. La tecnica del diario si presta bene a questo esercizio: i giorni si riempiono di domande, si trasformano in uno stillicidio di dubbi, di sospetti, di smentite, di frantumate certezze, al punto che producono langoscia, anzi per così dire la superficie di unangoscia, perché anche questo sentimento è come ovattato.
Antonio Prete